Cattedrale di Córdoba - Stile
Situata nel cuore storico della capitale, la Cattedrale di Córdoba è uno dei gioielli più importanti dell'architettura coloniale argentina.
ARGENTINIENKIRCHEN
5/8/20249 min leggere


FACCIATA OCCIDENTALE
Immaginate di trovarvi nella piazza principale, proprio di fronte alla chiesa. Oppure forse siete già nel pronao, che in Argentina e in altri paesi viene chiamato "portico". Davanti a voi si innalzano tre aperture ad arco, che simboleggiano le tre navate che attraversano longitudinalmente l’intera aula della chiesa.
Attraversando il portico si entra nell’interno della chiesa, dove vi accoglie un magnifico arredamento, che emana una grazia sobria ma solenne. Senza risultare sfarzosa, riesce a incantare il visitatore. Lo sguardo si dirige verso l’alto, dove nella volta della navata centrale si dispiega una scena impressionante: la Chiesa trionfante, un capolavoro di Emilio Caraffa, che troneggia in un medaglione centrale sul soffitto. Questo dipinto sembra fatto apposta per guidare lo sguardo dei fedeli verso le altezze celesti.


La lanterna
La lanterna barocca, la cui costruzione fu avviata nel 1754 sotto la direzione di Vicente Muñoy, un francescano di Siviglia, e completata nel 1758, è un ricco simbolo della Córdoba cristiana e cattolica. La torre si conclude con la lanterna sormontata da un “capulín” a forma di bulbo o cipolla, sopra il quale si erge una raggiera che racchiude un calice e termina con una croce.
Gli angeli indigeni dei campanili


L'interno della chiesa
La Chiesa trionfante
Nel 1908 fu incaricato l’artista Emilio Caraffa (1862–1939) di realizzare le decorazioni all’interno della cattedrale. Per diversi motivi, egli iniziò il lavoro nel 1912. Il progetto fu promosso da Félix Tomás Garzón, governatore della provincia di Córdoba (1910–1913), che negoziò con il presidente della nazione, José Figueroa Alcorta, anch’egli di Córdoba, per ottenere i fondi necessari. I deputati provinciali Jerónimo del Barco e Ramón J. Cárcano sostennero il progetto a Buenos Aires.
Dopo un soggiorno di sei anni in Europa, Caraffa arrivò a Córdoba nel 1891. Nato a San Fernando del Valle de Catamarca, non aveva ricevuto formazione nella città né aveva legami familiari con le famiglie locali. A 29 anni si trasferì in una casa del centro storico, in calle Indarte 176, dove stabilì il suo atelier e fondò una scuola di pittura.
Un altro elemento che segnò la sua integrazione nella società cordobese fu il matrimonio con María del Carmen Garzón, appartenente a una famiglia patrizia, che gli permise di abbandonare lo status di “nuovo arrivato” e di inserirsi nel contesto locale.
Caraffa diresse la decorazione tra il 1912 e il 1914. Tutte le pitture figurative furono realizzate secondo suoi disegni; egli stesso stabilì la gamma cromatica dell’intero tempio e il tono generale dell’opera. Fu affiancato da un gruppo di artisti, per lo più di origine italiana: Augusto Orlandi, Santiago Ferrante, José Ferri, Carlos Camilloni e lo spagnolo Manuel Cardeñosa.
Così, uno spazio originariamente concepito in modo sobrio e austero, conforme allo stile coloniale ispanico, fu trasformato in un ambiente ricco di dorature, stucchi e trompe-l'œil — pitture illusionistiche murali e a soffitto, come affreschi che simulano cupole.
Nella volta della navata centrale si trova, all’interno di una grande cornice ovale ornata da stucchi e sorretta da cherubini dorati, la Chiesa trionfante, nota anche come La Gloria del Cielo.
L’opera firmata da Caraffa non è un affresco, come spesso si afferma, ma un olio su tela dipinto in studio e successivamente fissato alla volta. Questa pratica risale al Barocco illusionistico, che mirava a creare effetti prospettici sorprendenti. Nell’elaborata allegoria di sotto in su compaiono varie figure attorno a un tempio con colonne salomoniche.
Nel margine inferiore destro dell’ovale, accanto ad altri personaggi terreni, appare l’autoritratto dell’artista, a mezzo busto, in tre quarti, con il capo sollevato in gesto contemplativo. Dietro di lui, con la mano posata sulla sua spalla, è raffigurata sua moglie, nella stessa postura. Con ciò, Caraffa esalta se stesso e il suo ruolo sociale. Il dipinto misura circa 12 metri in altezza e 6 in larghezza. Per le figure principali, Caraffa si è ispirato a dame dell’alta società di Córdoba, come Pepita Gómez Gordon, Arminda Moyano, Clara Yofre e altri modelli maschili.


LA CHIESA TRIONFANTE
Sui campanili si vedono figure alate. Gli angeli indigeni, con le loro trombe, ricordano inevitabilmente l’Apocalisse di Giovanni. Era questa l’intenzione? Ciò che è certo è che popolazioni indigene parteciparono alla costruzione della cattedrale e che gli angeli musicanti che adornano le torri furono realizzati come ringraziamento per il loro contributo.


L’affresco ovale è circondato da medaglioni, campi decorativi rotondi che raffigurano santi.
Oggi è difficile identificare con certezza chi siano, ma grazie all’iconografia – la disciplina che interpreta gli attributi e i simboli delle figure sacre – si possono formulare ipotesi. Anche se molte figure restano anonime, l’analisi iconografica aiuta a comprendere il messaggio teologico e artistico dell’opera e dei committenti. Gli artisti del tempo usavano il linguaggio simbolico per trasmettere la dottrina cristiana ai fedeli contemporanei e ai posteri.
In alcuni medaglioni inferiori appaiono figure con la mitra, il copricapo tradizionale dei vescovi, con due punte e i nastri posteriori (infulae). Non sappiamo se rappresentino vescovi storici o simbolici. Più probabilmente simboleggiano l’ufficio episcopale in sé – pastore del popolo fedele. In greco antico, episkopos significa “custode” o “protettore”. Il bastone pastorale, spesso con una punta ricurva, allude al Cristo Buon Pastore. Anche gli angeli, messaggeri di Dio, sono talvolta raffigurati con un bastone.
Die Medaillons






Stile
Sebbene diversi architetti si siano succeduti nel tempo contribuendo alla realizzazione di questo grande progetto, e benché la facciata della chiesa non presenti uno stile uniforme, bisogna ammettere che questo simbolo della città di Córdoba rappresenta un gioiello unico dell’Argentina.
Sulla facciata si possono distinguere diversi stili, dal romanico al barocco, passando per il classicismo. Secondo l’architetto Jaime Roca, il portico (il pronao con colonne) è eseguito in uno stile classico dell’Alto Rinascimento, mentre le torri e la cupola non solo segnano un deciso passaggio al barocco, ma presentano anche elementi artistici indigeni, con le torrette della cupola che conferiscono all’insieme un carattere romanico.
Stile
Sebbene diversi architetti si siano succeduti nel tempo contribuendo alla realizzazione di questo grande progetto, e benché la facciata della chiesa non presenti uno stile uniforme, bisogna ammettere che questo simbolo della città di Córdoba rappresenta un gioiello unico dell’Argentina.
Sulla facciata si possono distinguere diversi stili, dal romanico al barocco, passando per il classicismo. Secondo l’architetto Jaime Roca, il portico (il pronao con colonne) è eseguito in uno stile classico dell’Alto Rinascimento, mentre le torri e la cupola non solo segnano un deciso passaggio al barocco, ma presentano anche elementi artistici indigeni, con le torrette della cupola che conferiscono all’insieme un carattere romanico.
Ma non è solo l’opera di Caraffa a invitare a un viaggio spirituale. Anche l’Assunzione di Maria di Orlandi, nella navata meridionale, e la Traslazione di San Giuseppe in cielo nella navata settentrionale orientano il pensiero verso l’aldilà e la promessa della resurrezione e della vita eterna.
Proseguendo la visita e accedendo a una delle navate laterali voltate, si nota ancora più chiaramente l’ordine architettonico della chiesa. Il lato interno delle navate laterali è delimitato da eleganti arcate, mentre il lato esterno è costituito da una muratura massiccia, ritmata da strutture simili a pilastri con archi a tutto sesto. Nelle nicchie così formate, che sembrano scolpite nella muratura, si trovano altari riccamente decorati.
Nella navata sud si trovano altari dedicati, tra gli altri, a San Giuseppe e a San Paolo. La navata nord, invece, ospita cappelle come quelle dedicate a San Francesco d’Assisi e a San Girolamo. Questi altari e le loro raffigurazioni artistiche invitano il visitatore a fermarsi e contemplare la ricca simbologia che celebra sia la fede sia la maestria artistica delle epoche passate. Per saperne di più sullo stile architettonico della chiesa, leggete qui sotto.
Ma non è solo l’opera di Caraffa a invitare a un viaggio spirituale. Anche l’Assunzione di Maria di Orlandi, nella navata meridionale, e la Traslazione di San Giuseppe in cielo nella navata settentrionale orientano il pensiero verso l’aldilà e la promessa della resurrezione e della vita eterna.
Proseguendo la visita e accedendo a una delle navate laterali voltate, si nota ancora più chiaramente l’ordine architettonico della chiesa. Il lato interno delle navate laterali è delimitato da eleganti arcate, mentre il lato esterno è costituito da una muratura massiccia, ritmata da strutture simili a pilastri con archi a tutto sesto. Nelle nicchie così formate, che sembrano scolpite nella muratura, si trovano altari riccamente decorati.
Nella navata sud si trovano altari dedicati, tra gli altri, a San Giuseppe e a San Paolo. La navata nord, invece, ospita cappelle come quelle dedicate a San Francesco d’Assisi e a San Girolamo. Questi altari e le loro raffigurazioni artistiche invitano il visitatore a fermarsi e contemplare la ricca simbologia che celebra sia la fede sia la maestria artistica delle epoche passate. Per saperne di più sullo stile architettonico della chiesa, leggete qui sotto.






Due altri medaglioni che meritano attenzione sono quelli raffiguranti due donne, posti rispettivamente a ciascuna delle "estremità" o "punte" del dipinto ovale sul soffitto.
Nel primo vediamo probabilmente Maria Maddalena penitente. La figura presenta alcuni elementi chiave: la croce e il teschio. Questi due oggetti, ricchi di significato simbolico, compaiono spesso nell’iconografia cristiana e rimandano a temi come la penitenza, la caducità della vita e la Passione di Cristo. È plausibile identificare la figura, vestita con tunica bianca e manto rosso, con la discepola di Gesù, spesso rappresentata proprio con un teschio come simbolo di pentimento e mortalità, e con una croce in mano. Il teschio potrebbe alludere anche alla sua liberazione dalla possessione o alla rinuncia a una vita peccaminosa. La croce, invece, è segno del suo amore per Gesù – lei fu infatti una delle poche a rimanere presso la croce fino alla morte di Cristo.
La seconda figura, in basso, tiene in alto un calice e sembra avere un sacco sulle ginocchia. Potrebbe trattarsi di un sacco del pane. Anche in questo caso è difficile identificare con certezza la santa raffigurata. Un’ipotesi sensata è che il pittore volesse contrapporre alla penitente la “nuova” Maria Maddalena, cioè quella dopo la resurrezione di Gesù. Se così fosse, il calice indicherebbe il sangue di Cristo, mentre il pane rappresenterebbe l’Eucaristia, il corpo di Cristo. Questa interpretazione è rafforzata dal fatto che la cattedrale è intitolata a “Nuestra Señora de la Asunción”, ovvero “Maria Assunta in cielo”, e questa vocazione celeste e risurrezionale si riflette ovviamente anche nella pittura ecclesiastica.


Con questo mio modesto contributo ho voluto accompagnarvi in un viaggio attraverso la Cattedrale di Córdoba e offrirvi al contempo uno sguardo sulla sua ricca storia. Il percorso all’interno di questa straordinaria costruzione rivela un’affascinante varietà di arte, architettura e simbolismo, che colpisce non solo i fedeli, ma anche storici, amanti dell’arte e curiosi esploratori.
Spero di essere riuscito a condividere con voi il mio entusiasmo per la storia e l’arte, e di invitarvi a immergervi più a fondo nel mondo affascinante della storia dell’arte e dell’architettura sacra. Anche se questo testo avrebbe potuto essere molto più dettagliato – ci sono infatti innumerevoli aspetti interessanti di questa chiesa meravigliosa –, spero che abbia contribuito a rendere la vostra visita più ricca e gratificante. La Cattedrale di Córdoba è più di un edificio – è una testimonianza viva della varietà culturale e religiosa, che unisce passato e presente. Il mio desiderio era quello di farvi scoprire almeno una piccola parte di questa bellezza.
Tour virtuale della Cattedrale
Córdoba non sarà forse dietro l’angolo per molti, e potrebbe sembrare poco accessibile. Ma non deve esserlo per forza. Non avete la possibilità di recarvi a Córdoba per ammirare dal vivo la splendida cattedrale? Allora partecipate a questo semplice tour virtuale e varcate anche voi i portali di questa magnifica chiesa. Forse vi trasmetterà un po’ dell’atmosfera e della storia che questi muri custodiscono.

Monumentos Históricos Nacionales de la República Argentina - Guía Buenos Aires, Córdoba y Santa Fe - Parte 2. Comisión Nacional de Monumentos, de Lugares y de Bienes Históricos, Ministerio de Educación, Cultura, Ciencia y Tecnología, Presidencia de la Nación. Seite 27.
La Catedral de Córdoba - Guía para conocerla. Página oficial de la Catedral de Córdoba.